GETTATI NEL MONDO
Mostra intesa come percorso, fattivo e visibile in cui si vuole evidenziare con quadri e installazioni la continua e inesausta tensione dell’ essere verso un’ideale di bellezza e armonia, spesso non privo di contraddizioni.
Parla dunque dell’uomo, del suo aspetto creaturale, vulnerabile, di una spinta evolutiva personale e collettiva.
Spinta che è una tensione diretta al concetto di pienezza dell’esistenza, il compiersi di ciascuno secondo la propria natura e necessità.
SI EVIDENZIANO 2 VETTORI:
uno ASCENSIONALE armonico
l’altro DISCENSIONALE caotico tendente all’entropia
Sappiamo però che sussiste una dialettica tra bellezza e caos e tra forma e informe.
La mostra installativa prevede : quadri su rame, quadri su ferro acidato, pitture su sacchi dell’immondizia, pitture su policarbonato trasparente, una scultura in piombo.
La materia scelta è parte integrante dell’idea o principio della rappresentazione.
IPERURANIO – rame
Partiamo dunque dall’iperuranio platonico , dal perfetto mondo delle idee, dai Greci , dove il più bello è il più giusto.
Dipingo sul rame una serie di soggetti giovani , secondo i canoni classici della bellezza.
Il rame, se colpito dal sole rimanda bagliori di luce, e rende sempre diversa l’immagine di queste creature mai totalmente compiute ,ma quasi giunte a noi illuminate dalle perfettissime idee del mondo iperuranico.
GETTATI NEL MONDO – sacchi dell’immondizia
Quasi senza soluzione di continuità ci troviamo difronte ai “gettati nel mondo”, persone dipinte su sacchi neri di spazzatura. L’assonanza del gettare e della spazzatura è abbastanza evidente.
L’uomo è come gettato nel mondo ovvero si trova in una situazione esistenziale che non ha scelto o programmato, in mezzo a d altri enti o cose da riconoscere e utilizzare per un proprio progetto.
INTERAZIONI – ferro acidato
“ L’essere nel mondo” è relazione.
Sulla superficie del ferro strutturalmente e visivamente modificato dall’acido, lascio affiorare corpi e sguardi in cerca di contatto, presenze mai definitivamente concluse. Accenni di una vicinanza possibile.
Noi siamo il metallo, la materia prima, rugginosa, modificata dagli eventi, dagli incontri, da quel balbettante tentativo di far breccia sul mistero dell’altro. Contatto vivo, pulsante, parole e gesti, cose fatte e cose da fare, luogo, evento, possibilità, vagheggiando un’idea di perfezione. Tentando una qualche possibilità di bellezza.
Ma la materia prima è materia grezza ,ci dicono, è un viaggio a togliere, in tensione evolutiva sempre in bilico tra quel “essere e dover essere” , tra il piombo e l’oro;
ASCESI- policarbonato trasparente foglia d’oro
Spinta ascensionale – oro – incorruttibilità
Uomini e donne dalle proporzioni non necessariamente auree, appesi nello spazio.
Dipinti su policarbonato trasparente, con elementi in foglia d’oro, in cui l’incidenza della luce rivela differenti aspetti della figura.
L’oro, che visto da un lato , adduce agli sfondi dorati del neogotico, dall’altro sembra incidere la carne quasi come una lacerazione o ferita.
L’evoluzione ha un suo costo psichico ed energetico, ma quelle ferite possono essere intese come feritoie, aperture che possono rivelare all’uomo la bellezza.
REGOLO – piombo scultura
La bellezza e la misura.
Tra questi esseri “ in acsensione” che sembrano sfidare la legge dei grevi, verrà collocata una scultura in piombo di grandi dimensioni .
Alla perfezione dell’oro, all’incorruttibilità dell’essere, si contrappone la gravità del piombo, e la misura come costrizione ed impedimento.
In sintesi quell’aspetto saturnino che può rendere pesante e lacerante la nostra quotidiana esistenza soggetta a regole , obblighi e imposizioni, e già ontologicamente tragica.
Aristotele ci parla di un regolo di piombo utilizzato nella costruzione della città di Lesbo, non essendo rigido
poteva adattarsi alla configurazione particolarmente articolata del terreno.
Possiamo intendere il piombo come una sorta di zavorra, come il più vile dei metalli, ma anche come ciò che da forma e stabilità, perfettamente calibrato sulle nostre specifiche possibilità di risposta anche ai più tragici dei nostri eventi.